Nonostante il nome, sontuoso e regale l’Hotel Royal non lo è mai stato: tantomeno lo è ora, abbandonato e dimesso, con una reputazione non proprio immacolata.
Coppie occasionali o di lungo corso spinte da noia, convenienza, curiosità e nostalgia dei vecchi tempi hanno attraversato le sue porte; persone di ogni genere — professori, studenti, donne delle pulizie, fotografi amatoriali — hanno contribuito al destino di questo love hotel, in molti modi. Fra le sue mura qualcuno ha cercato un’alternativa ai fallimenti e agli errori, qualcun altro una via di fuga dalla solitudine e dalla routine.
Al centro delle storie ospitate in “Hotel Royal” di Sakuragi Shino non ci sono soltanto corpi, ma stati d’animo, pensieri, ricordi che talvolta si intersecano, come le vite dei suoi personaggi (e dell’autrice stessa, che in un omonimo albergo aveva lavorato): grazie a questo e alla struttura a ritroso del romanzo, come evidenzia il traduttore, “la fine dei singoli racconti che lo compongono è, in realtà, l’annuncio di un nuovo inizio”.
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